Da qualche tempo il ministero dell’Università porta avanti un gioco sporco sulla pelle degli studenti italiani che aspirano a studiare Medicina. E’ un gioco sporco sotto gli occhi di tutti che ha un costo economico per le famiglie e un costo psicologico per gli studenti. Per non parlare del danno per la perdita di opportunità.
Rifilare test sbagliati agli studenti e poi resistere in giudizio. Così il test di ammissione a Medicina è diventato un bluff, una prova del nove che premia solo chi ha più fortuna e non chi è più bravo. Serve la smorfia napoletana per partecipare altro che libri, altro che studio. Quest’anno sono 16 le domande sotto accusa: sbagliate. Ma servirà dimostrarlo, fare ricorso al Tar e poi se è il caso al Consiglio di Stato e poi di nuovo al Consiglio di Stato perché a quel punto i solerti dirigenti del ministero si prenderanno tutto il tempo che per loro è comodo per decidere se applicare o meno una banale ordinanza del consiglio di Stato.
Va così: loro hanno ragione anche se sbagliano e nonostante gli errori ripetuti in questi anni restano ai loro posti beneficiati da lauti stipendi, le famiglie e i ragazzi invece pagano lo scotto di essere nelle mani di incompetenti che si trincerano dietro il bignamino del diritto amministrativo. Ma che paese è questo? Il paese dei quaquaraqua avrebbe detto Leonardo Sciascia. Un paese in cui il diritto vale solo per i più ricchi perché un ricorso al Tar costa e non tutti possono spendere quei soldi.
I politici troppo distratti da altro non si sono accorti in questi anni che intere generazioni di ragazzi hanno abbandonato l’università perché nauseati da certi atteggiamenti e criteri utilizzati. E non si accorgono che in questo modo stiamo impoverendo sempre di più il nostro tessuto professionale: in Calabria e in Sicilia chiamano i medici dall’estero mentre le nostre università si trincerano dietro difficoltà inesistenti: non ci sono aule, non ci sono mezzi, strumenti. Corbellerie belle e buone.
Bisognerebbe poi andare a vedere quanti docenti delle università pubbliche hanno creato società di formazione ai test di ammissione a medicina. E vedere quanti luminari della medicina italiana partecipano direttamente o indirettamente ai corsi delle università private costosissime. Il ministero dell’Università era stato creato per migliorare il sistema ma siamo sicuri che ciò stia avvenendo? Oppure al baronato delle università abbiamo solo affiancato il baronato dei dirigenti ministeriali? Parliamone.
Be First to Comment