I giudici del Consiglio di Stato hanno accolto le censure proposte dai ricorrenti al Test di Medicina e difesi dai legali dello studio Leone-Fell & C. che da anni denuncia l’assoluta inefficacia dei test d’accesso come metodo selettivo, oltre all’errato calcolo del fabbisogno di medici in Italia.
Secondo i giudici, dunque, i quesiti 6, 11, 13, 15, 18, 27 e 29 potrebbero essere davvero considerati «errati, ambigui e fuorvianti», perché in alcuni casi conterrebbero più di una risposta esatta, mentre in altri casi quella indicata dall’amministrazione come esatta sarebbe invece errata. Scrivono i giudici nell’ordinanza che il Ministero ha depositato “le relazioni della commissione ministeriale incaricata della formulazione dei quesiti, nei quali sono indicate le fonti utilizzate e una succinta spiegazione degli stessi”; ma “non vi è stata per contro alcuna presa di posizione sulle puntuali censure formulate dall’appellante, corredate da articolati pareri specialistici, ed in relazione alle quali la stessa parte ha chiesto che sia svolta un’apposita istruttoria”.
Pertanto i giudici ordinano una verifica per i quesiti in questione, in modo da confermare la presenza di domande errate.
“Siamo lieti che i giudici abbiano dato seguito alle nostre istanze – dichiarano i legali Francesco Leone, Simona Fell, Floriana Barbata e Chiara Campanelli – confermando la presenza di quesiti fuorvianti per i quali si rende ora necessario verificarne l’attendibilità, a seguito delle relazioni fornite dai nostri esperti a corredo delle nostre tesi. Riteniamo che questo sia un passo importante verso la vittoria dei nostri ricorrenti e la conferma che il test non è uno strumento in grado di garantire l’accesso a Medicina dei più meritevoli”.