Torna l’allarme per la sicurezza di Nino Di Matteo, pm nel processo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Il magistrato, dopo una nota inviata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi al Csm, è stato convocato a Palazzo dei marescialli. Di Matteo ha avuto un lungo colloquio con il vice presidente Giovanni Legnini e poi è stato ascoltato dalla Terza Commissione. Durante l’audizione si è discusso dei fatti che comporterebbero un aggravamento dei rischi relativi alla sua sicurezza, che sarebbero emersi da recenti intercettazioni. L’ipotesi a cui starebbe lavorando il Csm è un trasferimento per ragioni di sicurezza, forse alla Procura nazionale antimafia. Di Matteo non si sarebbe pronunciato sulla possibilità di accettare il trasferimento nè avrebbe espresso preferenze su eventuali sedi.
La Commissione deciderà, dopo aver nuovamente sentito il magistrato nelle prossime settimane.
Da anni ormai Di Matteo è il magistrato più scortato d’Italia, con un livello di protezione che difficilmente può essere innalzato. Resta quindi l’ipotesi del trasferimento d’ufficio, già prospettatasi nel marzo dell’anno scorso quando al magistrato fu proposto un cambio di sede extra ordinem, per motivi di sicurezza. Una misura prevista dalle norme, che però è subordinata all’accordo dell’interessato. In quell’occasione Di Matteo declinò l’invito, perché era in corso la scelta da parte del Consiglio di tre sostituti procuratori da assegnare alla Direzione nazionale antimafia; lui era tra gli aspiranti, escluso però dalla commissione competente, e aspettava la decisione del plenum. Che è arrivata successivamente, confermando la nomina di altri candidati. Contro la bocciatura Di Matteo fece ricorso al Tar, che l’ha respinto dichiarando legittima la decisione del Consiglio. L’intenzione del pm era di presentare appello al Consiglio di Stato, senza fare domanda per i nuovi posti da sostituto alla Superprocura che nel frattempo sono stati messi a concorso (5, più uno in arrivo), anche per ribadire la convinzione di aver subito un’ingiustizia in quella valutazione.
Ieri però, davanti al Consiglio che lo ha richiamato per conoscere la sua opinione su eventuali disponibilità a trasferirsi — anche alla Dna, con tempi più rapidi, quasi immediati, rispetto alla normale procedura del concorso — Di Matteo ha chiesto tempo. Spiegando di voler riflettere sulla nuova situazione prima di decidere. Anche perché la richiesta per uno dei nuovi posti vacanti comporterebbe la rinuncia all’appello contro la precedente bocciatura. C’è ancora qualche giorno di tempo a disposizione (sia per rivolgersi al Consiglio di Stato che per presentare nuove domande), e tra una settimana la composizione della terza commissione cambierà per la rotazione dei componenti. Quindi tutto è rinviato a un nuovo appuntamento. Nell’audizione a palazzo dei Marescialli il pm della trattativa ha confermato la sua volontà di non dare alcun segnale di «fuga» da Palermo, come invece qualcuno potrebbe interpretare la sua disponibilità a trasferirsi altrove. Per questo, oltre che per insistere nella contestazione alla bocciatura dell’anno scorso, finora non aveva avanzato nuove richieste. Adesso però la situazione potrebbe cambiare.
Lunedi’ 7 novembre il sostituto procuratore di Palermo, Nino Di Matteo, tornera’ al Csm per “sciogliere” il nodo. Accettare o meno la proposta di essere trasferito, “extra ordinem” alla Direzione nazionale antimafia.
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