Tra sprechi ed evasori, Riscossione Sicilia è sempre un caso. Maggioranza contro Crocetta

Potrebbe rivelarsi un boomerang l’operazione di Rosario Crocetta che qualche giorno fa ha detto che Riscossione Sicilia ha scoperto una lista di grandi evasori per un totale di un miliardo di euro. Non solo, come ha evidenziato il Mattino di Sicilia, si tratta di crediti difficilmente esigibili. Ma anche le reazioni della maggioranza non sono, per Crocetta, rincuoranti. “I grandi evasori in Sicilia? Finora non ho letto niente di nuovo. Spero che da adesso in poi si passi dalle chiacchiere ai fatti concreti”. Questo il commento del leader siciliano dell’Udc Gianpiero D’Alia.
“Non capisco cosa ci sia di nuovo”, insiste D’Alia. Per il leader centrista, il tema sollevato da Crocetta è “serio e grave. E ovviamente sulla lotta all’evasione avrà tutto il nostro sostegno. Ma proprio per questo motivo – prosegue – servono fatti concreti, non solo enunciazioni lanciate in una conferenza stampa. E finora quello che abbiamo sentito e letto è solo il frutto dell’azione dell’Agenzia delle entrate e della Guardia di Finanza. I soggetti cioè che hanno effettivamente il compito di ‘scovare’ gli evasori. A Riscossione Sicilia spetta solo l’ultimo passo, molto importante, che è quello, appunto, del recupero delle somme. Temo che si corra il rischio di sovrapporsi ad attività portate avanti dai soggetti che ne hanno titolo: cioè gli organi inquirenti”. E sulla stessa linea è il segretario del Pd Raciti: “Non possiamo permetterci, su un tema così delicato – ha detto – di fare confusione: Riscossione Sicilia deve limitarsi a quello che è il suo ruolo. Credo che il presidente Fiumefreddo sia invece andato un po’ oltre”. “Il governatore – insiste D’Alia – dovrebbe andare all’Ars, cioè in un luogo istituzionale, a spiegare un po’ di cose. Intanto, perché la riscossione non ha funzionato in questi anni e se ci sono aspetti amministrativi che possono essere migliorati. Ma il luogo per risolvere le cose è appunto il parlamento dove si può anche pensare, eventualmente, a un intervento legislativo che possa facilitare il compito della società di riscossione. In questo modo Crocetta potrà anche contare sul sostegno della sua maggioranza”.

Ecco intanto cosa scrive su Riscossione Sicilia Gian Antonio Stella, sul Corriere della Sera:

Con 508 uomini Hernán Cortés conquistò il Messico, con 886 avvocati a busta paga, tra dipendenti e collaboratori, la Regione Siciliana non riesce a rastrellare più del 2% delle tasse recuperabili, in teoria, dalle cartelle esattoriali. «È l’unico gabelliere al mondo che rischia il fallimento», si è sfogato furente Rosario Crocetta. Dovesse succedere, sarebbe un record planetario: il primo pignoratore pignorato.
È piena di debiti, la disastrosa società «sorella» di Equitalia (guai a parlare di fusione: debiti o non debiti l’autonomia non si tocca!) che dovrebbe riscuotere le tasse non pagate dai siciliani e che è in mano per il 99,885% proprio alla Regione. «Secondo le ultime rilevazioni ufficiali, fatte un anno fa, “Riscossione” ha accumulato perdite per 60 milioni e mediamente aumenta di una ventina di milioni all’anno il suo buco», scriveva il 2 gennaio Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia . Due giorni prima l’intero Cda, a partire dalla presidente Lucia Di Salvo, fedelissima del governatore, si era dimesso: situazione insostenibile.
«Riscossione» non ha per nulla svolto i compiti affidati
Sono anni che «Riscossione», a lungo associata a Montepaschi di Siena, è in condizioni disastrose. Ma via via è andata, con lo scorrere del tempo, sempre peggio. Al punto che la stessa Corte dei conti palermitana, come ricordava la relazione inaugurale dell’anno giudiziario del 2014 tenuta dalla presidente Luciana Savagnone, particolarmente dura, è più volte intervenuta con sentenze di condanna nei confronti dello sgangherato carrozzone burocratico accusandolo di «non avere per nulla svolto, o di non avere svolto con la richiesta sollecitudine, i compiti che le erano stati affidati, determinando così il mancato incameramento di somme dovute dai cittadini». Insomma, «le responsabilità accertate attengono quasi sempre al comportamento, giudicato gravemente colposo, che ha causato l’omissione o il ritardo con cui si è proceduto alla notifica dell’atto impositivo, provocando la perdita dell’entrata».
Non per altro l’anno scorso la prima scelta di Crocetta, dettata dalla disperata necessità di arginare la cancrena di illegalità in corso da anni, era caduta addirittura su Antonio Ingroia, l’ex magistrato promotore delle inchieste su Marcello Dell’Utri e la trattativa Stato-mafia che si era candidato nel 2013 con la lista Rivoluzione Civile. Una scelta poi rientrata.


Il 98% del bilancio è assorbito dal costo del personale
Un esempio di sciatteria sanzionata dalla Corte dei conti? La condanna dell’incapace gabelliere, «incaricato di gestire la riscossione dei tributi e delle altre entrate» dell’isola, a risarcire il Comune di Cefalù: la notifica per una sanzione del ‘94 era stata inviata alla fine di settembre del 2002. Otto anni dopo. Inaccettabile. Tanto più per una società che ha oltre 700 dipendenti. Tanti, in rapporto ai soldi recuperati. E va già meglio di anni fa, quando ne aveva quasi il doppio.

«È un quadro sconcertante», ha spiegato a Mario Barresi de La Sicilia Antonio Fiumefreddo, l’avvocato catanese scelto tre settimane fa da Rosario Crocetta (tra perplessità, dubbi e mugugni di molti) come presidente di Riscossione Sicilia: «Ci aspetta un lavoro durissimo». Poco ma sicuro. Basti dire che le buste paga dei dipendenti, stando ai sospiri dei nuovi amministratori, assorbono il 98% del bilancio societario: il novantotto! Da incubo.
Come da incubo, a causa di perdite più pesanti di quanto si pensasse, sono le esposizioni con le banche: 162 milioni più 75 milioni di debiti coi fornitori privati. Che minacciano, appunto, di «pignorare i beni ai pignoratori per antonomasia». Tutti tranne, si capisce, Equitalia: tra i fornitori che avanzano soldi, circa 7 milioni, c’è anche lei. Che, al contrario, da tre anni chiude in attivo. Ed è riuscita nel 2014 a recuperare per conto dello Stato 7,4 miliardi di tributi.
Ma non basta. Tra le spese sconcertanti denunciate dal nuovo presidente ci sono ad esempio gli affitti delle sedi di «Riscossione» in alcuni capoluoghi di provincia: 42 mila euro al mese per la sede di Catania che dovrebbero salire addirittura a 76 mila dal 2016 nonostante la regione possieda nel capoluogo etneo alcuni edifici vuoti, 27 mila al mese per quella di Siracusa, 30 mila al mese (manco si trattasse di Manhattan!) per quella di Ragusa. Quanto a Palermo, una sede costa 450 mila euro l’anno di affitto e l’altra, di proprietà, addirittura il doppio (novecentomila!) per la manutenzione e i servizi di pulizia. «Quando ho chiesto il perché di questo costo spropositato mi è stato risposto: perché il palazzo è vecchio», ha raccontato Fiumefreddo a Barresi. L’edificio è del 1985. Andasse così con tutti gli immobili pubblici nel resto d’Italia, staremmo freschi…


800 nullatenenti con Ferrari, Maserati o elicottero

Più ancora che la scoperta di «una maxi-evasione da un miliardo» denunciata da Crocetta (arrabbiatissimo con quel 96,4% dei super ricchi siciliani che evade sistematicamente le tasse) e la scoperta di un elenco di ottocento «nullatenenti» con la Ferrari, la Maserati o addirittura l’elicottero, elenco consegnato alla Procura della Repubblica nonostante «pressioni spaventose», colpisce però l’uso sistematico di una massa di avvocati mai vista.
Certo, per incassare certi crediti spesso difficili da recuperare occorre un gran lavoro nei tribunali. Ma i numeri emersi in Sicilia sono pazzeschi: in totale, i difensori della società regionale, alcuni pagati come dipendenti altri come collaboratori, risultano essere complessivamente 886. Cioè otto volte di più, per dare un termine di paragone, degli avvocati cassazionisti dell’intera Francia. «Neppure Obama ne ha tanti», si è sfogato Antonio Fiumefreddo. Può scommetterci.. I dipendenti della Casa Bianca, dal direttore generale all’ultimo assunto dei camerieri, come spiega il sito ufficiale, sono in totale 446. Cioè 440 in meno …