Nuove trivellazioni in Sicilia, scoppia la polemica. «La ripresa di perforazioni nel Mediterraneo e a Pantelleria ci lascia increduli e sbigottiti». È quanto afferma il sindaco di Pantelleria Salvatore Gabriele. «Una vergogna che il Ministro Guidi abbia autorizzato trivellazioni il 22 dicembre – aggiunge – giorno precedente all’approvazione definitiva della Legge di stabilità, che all’articolo 239 prevede il divieto di trivellazioni nelle zone di mare entro le 12 miglia dalla costa lungo l’intero perimetro nazionale, prorogando i titoli abilitativi rilasciati. E ciò solo per bloccare i referendum, prendendo in giro gli Italiani».
«Consideriamo inaccettabile la posizione della Regione Siciliana – continua il primo cittadino dell’isola – dinanzi ad una crescente e propositiva azione da parte di cittadini e movimenti contro le trivellazioni, la Regione non rivede la propria posizione, oggi neanche più sostenuta da un rilancio delle raffinerie siciliane», con «i piani industriali che si stanno indirizzando verso la Green economy e la bonifica dei siti».
«La Sicilia ha la straordinaria opportunità di rilanciare la propria idea di sviluppoe sostenibilità – conclude il sindaco -. Le istituzioni locali di Pantelleria intendono perseguire nelle loro istanze di sviluppo, ribadendo il loro no e coinvolgendo il proprio consesso civico, nella sua massima espressione del consiglio comunale, che fisserà gli obbiettivi di questa battaglia di sostenibilità».
Come abbiamo raccontato il 31 dicembre ha assegnato le concessioni alle ricerche di petrolio. Si tratta di novanta permessi di ricerca per la terraferma e 24 per i fondali marini, in tutta Italia, a cui si aggiungono 143 concessioni per “coltivazioni” di idrocarburi già individuati a terra e 69 in mare.
In Sicilia il Ministero ha autorizzato nuove ricerche nell’area di Pantelleria e due nuove autorizzazioni di perforazioni in terra presentate dall’Enimed a Gela. “Siamo stati i primi a denunciare la vergognosa scelta del governo Crocetta sulle trivelle, una scelta che ci è subito apparsa come atto di sudditanza alle lobbies – ha detto Nello Musumeci, deputato siciliano e leader del movimento #Diventerà Bellissima – . Adesso siamo pronti a una grande mobilitazione popolare. Se c’è chi pensa a sfruttare il territorio senza rispettarlo, troverà la nostra ferma opposizione”.
“Oggi la stampa regionale – ha proseguito Musumeci – ci informa che sarebbe pronto anche un progetto per Gela, la città di Crocetta ma soprattutto quella dove insiste un polo petrolchimico che non ha mai davvero iniziato la sua riconversione”. Secondo Musumeci “la Sicilia sta perdendo grandissime opportunità anche lavorative, mentre l’indotto di tutti i poli petrolchimici isolani, esattamente come accaduto con Termini Imerese, assomiglia già ad un deserto carsico. Inutile girarci attorno: la Regione è stata incapace di un piano di sviluppo sostenibile e di una vero piano industriale”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il premier Matteo Renzi. Il governo, ha assicurato, “ha messo una sospensiva sotto le 12 miglia. Ho letto di potenziali trivellazioni, ma anche la Guidi dice che non c’è nessuna trivellazione, ma che sono attività di ricerca – ha aggiunto il premier – . Bisogna essere chiari, verificare gli allarmi veri o finti. Vorrei verificare perché in questi mesi ho letto di tutto, compreso il fatto che noi deportavamo gli insegnanti”.
Il senatore siciliano del gruppo Ala, Alleanza Liberalpopolare-Autonomie, Giuseppe Ruvolo, ha, invece, commentato: “Pur rilevando lo sforzo del governo nel limitare le trivellazioni nelle zone marine oltre le 12 miglia dalla costa, mi chiedo che senso abbia proseguire su questa strada se illustri scienziati continuano a spiegare la scarsità dei benefici economici. Inoltre, oggi il presidente del Consiglio ha annunciato che saranno fatte delle verifiche per distinguere gli ‘allarmi veri’ da quelli falsi. Alla luce di questo, invitiamo l’Esecutivo a fare accertamenti nelle aree che vanno da Ragusa a Trapani dove insiste una struttura crostale fratturata e dislocata in cui si riscontrano sistemi vulcanici sommersi tutt’ora attivi”.
“Secondo il chimico Vincenzo Balzani – prosegue Ruvolo -, accademico dei Lincei, candidato al premio Nobel, ‘la BP Statistical Review del giugno 2015, in accordo con i dati pubblicati dal Mise, riporta che le ‘total proved reserves’ di petrolio in Italia ammontano a circa 85 milioni di tonnellate. Considerato che il consumo annuale di petrolio è di circa 60 milioni di tonnellate, è chiaro che queste riserve coprono solo 17 mesi di consumo. Spalmate su 20 anni, coprirebbero meno del 9% del consumo annuale’. Ora, mettendo sul piatto della bilancia questi scarsissimi risultati con i danni all’ambiente che si rischia di causare con le trivellazioni, mi chiedo se non valga la pena abbandonare questa scelta e tutelare il turismo marittimo che invece per l’Italia è una reale risorsa. Non solo, è attesa per il 19 gennaio la decisione della Consulta sull’ammissibilità dei referendum sulle trivelle presentati tra 10 Regioni (per l’altro, l’assenza della Sicilia tra le promotrici amareggia tremendamente). Il governo è così sicuro che gli italiani sceglierebbero di mettere a rischio l’ambiente e il mare, due dei nostri più grandi patrimoni?”.