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Tv locali siciliane e frequenze. Il sottosegretario salva Telejato. E le altre?

Tanto rumore per nulla. Come era nell’aria, Telejato non chiuderà. Lo comunica lo stesso Pino Maniaci:

Mi ha appena contattato il Sottosegretario Antonello Giacomelli per rassicurarci che i trasmettitori di Monte Bonifato della nostra emittente televisiva non verranno spenti perché non rientrano tra gli impianti che disturbano Malta. Maggiori informazioni saranno rese note nel comunicato ufficiale del Ministero dello Sviluppo Economico, in fase di preparazione. Nei prossimi giorni Giacomelli mi incontrerà a Roma per esprimere a me e a tutta la redazione di Telejato Notizie e Telejunior le sue congratulazioni. La battaglia è vinta. ‪#‎Telejato‬ non si tocca!

Va ricordato però che in questa vicenda ci sono in ballo altre tv locali siciliane.  “Alla soddisfazione per la soluzione positiva della vicenda di Telejato – ha detto Andrea Tuttoilmondo, presidente del Gruppo siciliano dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani – fa da contraltare l’apprensione per quelle emittenti locali che costituiscono il mezzo d’informazione primario in determinare aree della Sicilia, che rischiano di spegnersi il 2 dicembre. Per esse, il Gruppo siciliano dell’Unci, sollecita una soluzione che ne assicuri la sopravvivenza”. “Chiarito dal Ministero l’aspetto relativo a Telejato, per la quale espriamo soddisfazione per la positiva conclusione della vicenda, – ha aggiunto Leone Zingales, vice-presidente nazionale dell’Unione cronisti – si spera adesso che anche le altre tv, finite sotto la lente d’ingrandimento degli accertamenti, possano proseguire l’attività per una libera informazione”.

Non c’entra nulla la mafia, né la libera informazione. La vicenda che interessa Telejato e le altre tv locali è quella relativa ad un disturbo delle trasmissioni degli altri Paesi. L’abbiamo raccontata in questo articolo. Il classico pasticcio all’italiana.  La vicenda, in replica ad un nostro articolo, la chiarisce Gero Miccichè di Teleacras:

Facendo un po’ di chiarezza sulla questione: le suddette frequenze le ha assegnate il Ministero dello Sviluppo Economico ad ogni emittente televisiva locale, in occasione del celeberrimo switch off, il momento di passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale, con “provvedimento di assegnazione di diritto d’uso definitivo in ambito locale” di durata ventennale. Il vero problema è che questo è stato fatto senza prima effettuare un serio controllo su possibili interferenze con paesi vicini. Infatti, poco tempo dopo, è sorta la questione internazionale a cui si accenna nell’articolo, quando le varie nazioni interessate hanno lamentato le predette interferenze in sede europea. Cosa ha fatto l’Italia in quell’occasione? Ha preso tempo e, per tutta risposta, invece di cercare un serio rimedio a un errore di certo non attribuibile alle emittenti regolarmente autorizzate, ha imposto agli stessi operatori radiotelevisivi (tra cui Teleacras) un rilevante abbassamento della potenza di trasmissione che LO STESSO MINISTERO AVEVA AUTORIZZATO.
Potete immaginare come l’abbassamento di potenza si traduca per un’emittente televisiva in riduzione del segnale e dunque a una minore diffusione sul territorio, comportando un serio danno commerciale, dato che ogni area persa comprende attività commerciali che non faranno pubblicità presso l’emittente che non trasmette nella zona interessata.
Le emittenti hanno ottenuto la frequenza sulla quale trasmettono dietro regolare provvedimento di assegnazione ministeriale: d’altronde, se così non fosse e se dunque non fosse il vero responsabile di questa situazione, il Ministero non avrebbe motivo di offrire un incentivo alla rottamazione. Potrebbe infatti limitarsi a far applicare la legge, le “regole” a cui si fa cenno nell’articolo. Ma le regole (quelle europee) è lo stesso Stato italiano ad averle disattese: per questo rischierebbe pesanti ammende se non ponesse rimedio.
Il Ministero, che prima ha rilasciato questa pioggia di autorizzazioni, adesso si rende conto che le frequenze disponibili non bastano il vuoto che verrebbe a crearsi. I controlli e le verifiche tecniche fatte dopo lo switch off perché si è stati “costretti” da altre nazioni potevano essere fatti prima.
Quindi qual è l’unico rimedio trovato dal nostro Ministero? “Rottamare” le frequenze interferenti e indennizzare i destinatari dell’errore: peccato che gli indennizzi siano così bassi da non incentivare praticamente nessuno alla rottamazione volontaria.

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