Il Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea ha presentato questa mattina il XX Rapporto sul Profilo e sulla Condizione occupazionale al Convegno “Mutamenti strutturali, laureati e posti di lavoro”. L’Indagine sulla Condizione occupazionale ha riguardato complessivamente 13.648 laureati dell’Università di Palermo. I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati triennali e magistrali biennali usciti nel 2016 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati magistrali biennali usciti nel 2012 e intervistati dopo cinque anni.
L’Indagine ha coinvolto 3.930 laureati triennali del 2016 contattati dopo un anno dal titolo (nel 2017). Il 64,8% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo iscrivendosi ad un corso di secondo livello (marginale la quota di chi si iscrive ad un corso triennale). Dopo un anno il 64,0% risulta ancora iscritto. Per un’analisi più puntuale, pertanto, vengono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo la conquista del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari e di immettersi direttamente nel mercato del lavoro. Isolando quindi i laureati triennali dell’Università di Palermo che, dopo il titolo, non si sono mai iscritti a un corso di laurea (34,4%), è possibile indagare le loro performance occupazionali a un anno dal titolo.
A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di occupazione (si considerano occupati, seguendo la definizione adottata dall’Istat, tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione) è del 55,1%, mentre quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 29,0%.
Tra gli occupati, il 23,2% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 12,4% ha invece cambiato lavoro; il 64,2% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 23,2% degli occupati può contare su un lavoro alle dipendenze a tempo indeterminato, mentre il 32,0% su un lavoro non standard (in particolare su un contratto alle dipendenze a tempo determinato). Il 13,9% svolge un’attività autonoma (come libero professionista, lavoratore in proprio, imprenditore, ecc.). Il lavoro part-time coinvolge il 40,7% degli occupati. La retribuzione è in media di 988 euro mensili netti. Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? Si è presa in esame l’efficacia del titolo, che combina la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo, nel lavoro, delle competenze apprese all’università.
Sono il 48,9% gli occupati che considerano il titolo molto efficace o efficace per il lavoro che svolgono. Più nel dettaglio, il 39,5% dichiara di utilizzare in misura elevata, nel proprio lavoro, le competenze acquisite all’università.
“L’analisi dei dati del Rapporto AlmaLaurea – commenta il Rettore dell’Università degli Studi di Palermo, prof. Fabrizio Micari – conferma la solida base della formazione e della didattica erogata dal nostro Ateneo. L’86% dei nostri laureati esprime infatti la piena soddisfazione per l’esperienza universitaria (nel 2017 85%). È motivo di orgoglio l’ulteriore crescita del dato dei laureati che si dichiarano soddisfatti del rapporto con i docenti (84 %, nel 2017 83%), che ritengono adeguato il carico di studio (79%, nel 2017 74%) e che si iscriverebbero di nuovo ad UniPa (68%, nel 2017 65%), tra i quali il 61,4 confermerebbe anche il Corso di Studi. Per quanto riguarda la condizione occupazionale – continua – segnaliamo un’ulteriore crescita (78%, nel 2017 75%) dell’occupazione per i laureati a 5 anni dal conseguimento dal titolo. È un dato, tuttavia, che può lasciarci soddisfatti solo parzialmente: se infatti il dato sull’occupazione dei nostri laureati di alcune aree, in particolare quelle di Ingegneria e Medicina, è molto positivo e in linea con quello nazionale, in altre aree il gap rispetto alle medie nazionali è ancora rilevante. Ciò dimostra quanto sia fondamentale che la politica, le altre istituzioni, il mondo delle imprese e le associazioni di categoria si adoperino affinché la formazione universitaria e il suo valore non vengano dispersi, ma correttamente incanalati. Ai nostri giovani laureati – conclude il Rettore – si devono garantire possibilità di lavoro e lavoro qualificato nel nostro territorio, anche per il suo miglioramento sociale ed economico”.
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