È l’unico polo di ricerca nell’intero sud Italia in grado di stabilire scientificamente, su base genetica, l’esatta composizione di un prodotto agroalimentare, identificando perfino l’origine dei singoli ingredienti, fino ad accertare, per esempio, l’autenticità di una specialità con marchio Dop oppure un’eventuale contraffazione. Ma non solo. Può anche selezionare, ricreare, custodire in una “ceppoteca” e fornire alle imprese i microrganismi che nei processi di fermentazione determinano il gusto e il pregio di un formaggio tipico, o di un’oliva da tavola, o di un vino, o di un particolare tipo di pane, e può così permettere alla filiera di mantenere stabile nel tempo la qualità delle produzioni enogastronomiche. E può, ancora, stilare specifici protocolli di lavorazione e confezionamento che garantiscano qualità e sicurezza dei cibi.
Si chiama Agrivet ed è il nuovo “Centro per l’innovazione dei sistemi di qualità, tracciabilità e certificazione dell’agroalimentare” inaugurato oggi presso il dipartimento Scienze agrarie e forestali (Laboratorio di Agrigenomica) dell’Università degli Studi di Palermo, in viale delle Scienze, a conclusione di un potenziamento tecnologico-strutturale finanziato con circa 2,2 milioni di euro di fondi europei del PO FESR Regione Siciliana 2007/2013.
Riferimento di avanguardia per tutta l’area euro-mediterranea, Agrivet è un network frutto della cooperazione tra dieci dipartimenti delle tre le università siciliane (altre sedi saranno attivate in seguito negli atenei di Messina e Catania) e due importanti consorzi di ricerca, cioè CoRFilCarni (filiera carni) e CorFiLaC (filiera lattiero-casearia), coinvolti anche per poter meglio orientare i servizi alle esigenze delle piccole e medie imprese, favorendone la competitività sul mercato. Sommando il finanziamento utilizzato dall’ateneo palermitano alle quote previste per gli altri partner progettuali, il budget è complessivamente di circa 7 milioni di euro.
La vocazione di Agrivet è generare sia conoscenze avanzate che innovazione, soprattutto in tema di sicurezza alimentare e tracciabilità dei cicli di produzione e distribuzione. Oltre alle imprese, quindi, destinatarie elettive dei servizi sono le istituzioni pubbliche regionali, nazionali ed europee interessate a investire in progetti di ricerca sui sistemi di controllo, su nuovi processi produttivi improntati a qualità alimentare ed eco-sostenibilità, sulle certificazioni d’origine (rilasciate in ogni caso dagli organismi preposti), sull’autenticazione di prodotti tipici o a marchio europeo. Sono già in atto contatti per collaborazioni con le università di Bologna e Milano e con l’INIA di Madrid.
Ad Agrivet potranno però rivolgersi anche i semplici consumatori (gratuitamente, al pari delle imprese) per richiedere analisi mirate su campioni di cibi o bevande: la struttura utilizzerà le informazioni estratte per arricchire il proprio database.
Il centro avviato oggi nella cittadella universitaria di Palermo comprende tre laboratori: oltre a quello di Agrigenomica, cuore dell’attività, ci sono Microbiologia agroalimentare e Chimica degli alimenti e dell’ambiente. Le apparecchiature sono state collaudate nei giorni scorsi e sono ora a disposizione dei ricercatori, un pool composto da agronomi, biologi, biotecnologi, chimici e tecnologi alimentari. Agrivet è su Internet alla pagina www.agrigenomica.it.
“È per me un piacere – ha detto il rettore Fabrizio Micari dopo il rituale taglio del nastro – inaugurare questa struttura che rappresenta un nuovo luminoso esempio di progettualità vincente espressa dal nostro ateneo. Il Centro per l’innovazione dei sistemi di qualità, tracciabilità e certificazione dell’agroalimentare costituisce un importante valore aggiunto per il territorio in un settore chiave per l’economia siciliana”.
“I servizi della rete Agrivet, per il loro livello estremamente avanzato, sono adatti ai grandi progetti di ricerca nazionali e internazionali – spiega Baldassare Portolano, docente del dipartimento Scienze agrarie e forestali e responsabile del progetto Agrivet per l’Università di Palermo – ma certamente rappresentano una grande chance anche per la valorizzazione della biodiversità del territorio siciliano, intendendo sia il patrimonio di razze animali e di microrganismi autoctoni sia la produzione agroalimentare, capace di esprimere eccellenze in molti comparti, come quelli caseario, vitivinicolo e dei prodotti da forno. L’identificazione e l’autenticazione scientifica delle proprietà organolettiche e nutrizionali di un qualsiasi prodotto agroalimentare incrementeranno le potenzialità commerciali di quelle aziende che fanno leva sui sistemi di qualità e certificazione per conquistare spazi nei mercati nazionali e internazionali. Non mancano poi importanti riflessi sulla lotta alle contraffazioni e alle sofisticazioni, oggi combattute solo con certificazioni documentali, e sulla tutela della salute del consumatore finale”.