“Chi si macchia di questi crimini è fuori dalla comunione della Chiesa”: annunciando una raccolta fondi per chi ha subito danni dagli incendi, il vescovo di Cefalù, Giuseppe Marciante, ha lanciato un duro attacco contro i piromani. “Chi si macchia di tale reato – ha detto – ha commesso un crimine contro il Creatore mettendo a rischio la vita delle persone e la distruzione del bene ambientale prezioso per la sopravvivenza di tutte le sue creature”.
“Purtroppo i tristi episodi dei funesti incendi, a opera di mani criminali, di questi giorni caldi di agosto – ha continuato il Vescovo Marciante – mi spingono a pensare che ci troviamo di fronte a un pianificato disegno di desertificazione della nostra terra a vantaggio di sporchi interessi economici verso destinatari che per il nostro colpevole silenzio resteranno anonimi”.
Negli ultimi giorni le fiamme hanno messo in ginocchio le Madonie e una parte dei Nebrodi, e l’economia agricola in quel territorio. “È presto per una stima completa della devastazione causata dal rogo che ha mandato in fumo ettari di pascoli, fienili, macchinari agricoli ed ucciso tantissimi capi di bestiame tra Castel di Lucio, Gangi, Geraci Siculo e San Mauro Castelverde”, spiega Antonino Cossentino, presidente della Cia Agricoltori della Sicilia Occidentale. “La macchina della solidarietà tra allevatori e agricoltori – aggiunge – è già in moto, ma non basterà certo a superare questa emergenza che mai si era presentata nella zona delle Madonie. Ci aspettano altre due settimane di caldo intenso e rischio incendi sempre più elevato. Bisogna agire immediatamente per dare sostegno alle tante aziende del comparto agroalimentare che hanno subito danni, serve liquidità per l’acquisto di foraggio. L’isola, colpita quasi ovunque questa estate dagli incendi, difficilmente potrà venire fuori da sola da questa devastazione”.
“Bovini e ovini – racconta Salvino Nasello, delegato per la zona di Gangi della Cia Sicilia Occidentale – sono già alla fame, vagano alla ricerca di cibo. Purtroppo tanti animali da allevamento hanno fatto una bruttissima fine, molti sono rimasti gravemente feriti e bisogna abbatterli. Apprezziamo il gesto di tanti nostri colleghi, ma qui abbiamo vissuto qualcosa di apocalittico. La solidarietà potrà bastare per qualche giorno. Le fiamme viaggiavano velocissime, sospinte dal libeccio, è stata una corsa disperata per salvare il salvabile. Il rogo ha distrutto però i fienili e le riserve di foraggio, macchinari, recinzioni, condutture per l’acqua. Non c’è più niente, solo paesaggi inceneriti dalle fiamme. Considerata la siccità della nostra isola, i nuovi pascoli saranno pronti la prossima primavera. E noi cosa faremo fino ad allora? Gli animali hanno bisogno di cibo per sopravvivere, non possono aspettare”.