Mettere a punto nuove regole relative ai magistrati che entrano in politica. E’ l’intenzione del consiglio superiore della Magistratura, dove, con una delibera approvata oggi si chiede una «riflessione generale» e l’apertura di una pratica per formulare «regole che valgano per il futuro e consentano a tutti di adeguarvisi. Nel caso specifico, la delibera in questione riguardava la richiesta di Vania Contrafatto, pm di Palermo, di essere collocata in aspettativa per assumere le funzioni di assessore regionale in Sicilia per l’energia e i servizi di pubblica utilita’.
Il plenum di palazzo dei Marescialli ha dato l’ok all’aspettativa per il magistrato, pur ritenendo necessario riflettere sulla «possibilita’ di una normativa secondaria che limiti, o comunque regolamenti, nell’interesse della giurisdizione, l’ingresso del magistrato in politica e, in particolare, il passaggio diretto dalla giurisdizione all’assunzione di incarichi nel territorio». Con il documento approvato, inoltre, si chiede anche di valutare «la possibilita’ o meno, al termine del mandato politico, di rientro in magistratura». E’ di oggi, poi, la richiesta di tutti i laici del Csm al Comitato di presidenza di aprire una pratica sulla «candidabilita’ e ricollocamento in ruolo dei magistrati che si siano candidati ad elezioni politiche o amministrative». O che «abbiano assunto incarichi di governo nazionale, regionale e negli Enti locali». La richiesta, si legge nel documento firmato dai sei consiglieri laici, «tende ad offrire una disciplina piu’ rigorosa alla materia della candidabilita’ e ad escludere che i magistrati che abbiano ricoperto incarichi politici possano poi rientrare in magistratura».