Sono 22 le etichette siciliane che si possono fregiare quest’anno dei “Tre bicchieri”, il massimo riconoscimento della Guida ai vini d’Italia 2018 del Gambero Rosso. I vini scelti dalla giuria sono: Astolfo 2015 di Assuli; Cerasuolo di Vittoria Giambattista Valli Paris 2015 di Feudi del Pisciotto; Contrada Sciaranuova 2015 di Passopisciaro; Etna Bianco 2016 di Planeta; Etna Bianco Alta Mora 2016 di Cusumano; Etna Bianco Fondo Filara Contrada Monte Gorna ’16 di Nicosia; Etna Rosso 2015 di Tornatore; Etna Rosso ‘A Rina 2015 di Russo; Etna Rosso V. Barbagalli 2014 di Pietradolce; Etna Rosso Zottorinoto Ris. 2013 di Cottanera; Faro 2015 di Casematte; Malvasia delle Lipari Passito 2016 di Caravaglio; Mandrarossa Cavadiserpe 2016 di Settesoli; Passito di Pantelleria Ben Ryé
2015 di Donnafugata; Quater Vitis Rosso 2014 di Firriato; Rosso del Soprano 2015 di Palari; Shymer 2014 di Baglio di Pianetto; Sicilia Bianco Maggiore 2016 di Rallo; Sicilia Catarratto V. di Mandranova 2016 di Alessandro di Camporeale; Sicilia Nerello Mascalese Tascante 2014 di Tasca d’Almerita; Sicilia Saia 2015 di Feudo Maccari; Sicilia Syrah 2015 di Feudo Principi di Butera.
Guardando più da vicino da notare il consolidamento del fenomeno Etna, che vede quest’anno ben 9 etichette premiate, tra Etna Doc, Sicilia Doc e Igt, a conferma del valore di questo straordinario territorio. Segnaliamo, infine, i “debuttanti” nel salotto buono dell’enologia italiana: sono la Alessandro di Camporeale, bellissima realtà familiare che ci ha dato un eccellente Catarratto Vigna di Mandranova ’16, la etnea Tornatore con un delizioso Etna Rosso ’15 e infine la cantina di Nino Caravaglio, che propone uno straordinario Malvasia delle Lipari Passito ’16.
“Una regione mai come adesso in forma smagliante – spiegano dal Gambero rosso -, capace di offrirci un panorama variegato e affascinante. Una regione in grado di confrontarsi, a testa alta, con i terroir più prestigiosi del mondo. Si tratta di vini tecnicamente ben realizzati, frutto di scelte agronomiche fatte anni fa con lungimiranza, che oggi premiano soprattutto i vini da vitigni autoctoni, e che testimoniano l’alto tasso tecnico raggiunto dagli enologi che operano nella regione, accanto agli imprenditori del vino artefici di questo successo”.
Un altro aspetto che sottolineano “è il successo crescente dei vini prodotti dalle strutture cooperative, che nella regione sembrano aver imboccato una strada nuova, fatta di attenzione tecnica, che le sta portando a meritati successi di critica e, più in generale, a ottime performance sul mercato interno e su quelli internazionali. È merito, in questo caso, di management sempre più professionali, composti da tecnici e responsabili commerciali sempre più preparati e… agguerriti. I loro vini stanno riscuotendo successi crescenti e riverberano un reddito importante su migliaia di famiglie che dipendono dalla terra. Questo, sia ben chiaro, senza nulla levare alle famiglie del vino, alle piccole e medie aziende che sono state le artefici della rinascita del vino siciliano negli ultimi due decenni, e che procedono spedite per la loro strada. A nostro avviso non è estraneo al successo dell’enologia siciliana l’entusiasmo con cui i produttori hanno abbracciato la Doc Sicilia, che veleggia allegramente verso i 30 milioni di bottiglie alla fine del 2017 (erano meno di mezzo milione nel 2012!). Il sistema vinicolo regionale vi ricorre ormai in maniera massiccia, rafforzando l’immagine dei prodotti e contribuendo a fare del nome dell’isola un vero e proprio brand internazionale”.