L’articolo 27 bis del D.L 90/2014 convertito in legge 114 dell’11 agosto del 2014, prevede l’equa riparazione per soggetti danneggiati da trasfusioni avvenuti con sangue infetto o da vaccinazioni obbligatorie.
Il Ministero della Salute sta proponendo, a tutti colo che hanno fatto domanda di risarcimento, una transazione pari a 100 mila euro come equa riparazione per il danno subito dai richiedenti o da partenti di persone decedute a causa del sangue infetto. Il Ministero della salute ha inviato già circa 7 mila lettere alle persone che hanno richiesto il risarcimento chiedendo loro una transazione a patto che gli stessi rinuncino ad avviare azioni legali. La denuncia arriva dal Movimento 5 Stelle che ha presentato una interpellanza, con prima firma quella della deputata iblea Marialucia Lorefice, per chiedere al Ministero della salute di chiarire i dettagli relativi alla procedura di liquidazione dell’equa riparazione erogata dallo Stato ai soggetti danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o emoderivati infetti, o vaccinazioni obbligatorie. «La legge n. 114 del 2014 –evidenzia l’interpellanza- prevede quella che viene definita ‘equa riparazione’, 100 mila euro per tutti coloro che hanno fatto domanda di accesso alla transazione. Tale somma è considerata inadeguata e, in certi casi, irrisoria per le tante vittime e per gli eredi delle persone decedute a causa delle trasfusioni o dell’assunzione dei farmaci salvavita infetti; viene posta la condizione che, accettando tale somma, il danneggiato rinunci a proseguire o intraprendere azioni legali.
Qualche mese fa- sostiene la deputata- il Ministero ha bloccato i pagamenti agli eredi che hanno agito per il risarcimento del danno da loro stessi subito (iure proprio), sostenendo che la legge si riferisce solo agli eredi che agiscono per il risarcimento del danno subito dal congiunto quando era ancora in vita e che loro hanno ereditato (iure hereditatis); secondo tale argomentazione, quindi, i danneggiati da sangue infetto, per il Ministero della salute, sono solo coloro che sono stati infettati, non i loro familiari: vedersi morire un figlio o un papà o un marito non rappresenterebbe un danno risarcibile con l’equa riparazione”. «In particolare chiediamo –dice Marialucia Lorefice- come stia procedendo l’iter, e qual è ad oggi il numero esatto delle lettere inviate ai danneggiati nonché quello dei soggetti cui è stato erogato l’equo-ristoro. Chiediamo anche di conoscere se le somme necessarie al pagamento di tutti gli assegni a titolo di equa riparazione siano concretamente presenti nel capitolo di bilancio del ministero. Abbiamo altresì affrontato l’annosa questione che riguarda gli eredi che hanno agito in giudizio per il danno da loro stessi subito per la morte del parente (iure proprio). Questi ultimi pare che prima abbiano ricevuto la lettera dal Ministero con la proposta di accettazione dell’equa riparazione, poi, una volta accettata, si siano visti rigettato il pagamento. Quindi, abbiamo chiesto di sapere il numero esatto degli eredi iure proprio. Considerato il problema generatosi riguardo questa tipologia di eredi abbiamo chiesto con l’interpellanza al Ministro di intervenire immediatamente con una norma di interpretazione autentica che chiarisca in maniera inequivocabile che tutti gli eredi possono accedere all’equa riparazione».
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